martedì 22 marzo 2011

Uffa

Perdita di "leggerezza".
Una nuvola grigia di stress comincia ad addensarsi sopra la mia povera testolina rossa.
Mille impegni da rispettare, date da ricordare, esami per cui si deve studiare.
Gli amici che si sentono trascurati, il ragazzo che non vedi mai troppo spesso.


 

Addio vita sociale
è stato bello finchè è durato.




Ma è possibile che per diventare qualcuno si debba per forza perdere qualcun'altro?

6 commenti:

  1. Non so risponderti con certezza. Oggi, dopo un pezzetto di vita trascorso, potrei dirti che diventare se stesse (non so se significa qualcosa ma è più significativo di "qualcuno" dal mio punto di vista) è un po' faticoso e non si finisce mai.
    C'è sempre un punto della tua esistenza in cui pensi di aver capito tutto e che hai finito di dover scegliere perché tutto è "al posto giusto" e arriva un colpo di mano della vita e spariglia le carte. Come quelle folate di vento improvvise che spalancano le finestre e fanno volar via tutte le carte sulla scrivania.
    E poi, quando cerchi di mettere in ordine, ti puoi accorgere che quell'ordine lì, come te lo ricordavi, non può più esserci (magari la folata di vento ti ha portato via o ha rotto cose a cui tenevi molto) e allora bisogna avere lo spirito di guardare oltre l'orizzonte che delimitava la nostra vita e inventarcene un altro.
    Ti posso solo augurare di non perdere mai questo spirito perché è poi quello che ci permette di metabolizzare le perdite che sono naturalmente associate alla scelte che la vita ci impone/propone.
    In bocca al lupo!

    RispondiElimina
  2. Quotissimo Maria Grazia.
    Penso anche che in un certo senso il "diventare se stessi", ovvero far corrispondere il più possibile la nostra maschera esteriore con la nostra maschera "interna" (nel senso del "persona" latino") sia sempre un po' più difficile se si è donne (ma cosa non lo è se si nasce tali?). La Vita ci impone continuamente scelte e aggiustamenti di tiro e di obiettivi, così è poco praticabile avere la certezza di aver raggiunto qualcosa, la stabilità, la felicità, o chiamiamolo in mille altri modi. L'importante è esserne consapevoli ed essere il più possibile adattabili e resilienti al mutare, del tutto continuo e inevitabile, quasi fisiologico, direi, delle situazioni. Almeno questo è ciò che ho capito finora.
    Certo che da giovani è più facile :D

    RispondiElimina
  3. Diciamo che con il tempo i birilli da tenere in aria sono sempre di più ;-)

    RispondiElimina
  4. Speriamo di riuscire a farcela... ripartirò con un sorriso e così sembrerà tutto più facile! =)

    RispondiElimina
  5. Arrivata a questo punto della mia vita posso dire che la mia filosofia è: "Si chuide una porta, si apre un portone"
    Con questo non vogli ocerto dire che si debba mollare alla prima difficoltà e aspettare che la vita ci metta davanti qualcosa di meglio. Anzi, sono convinta che ognuno debba lottare con tutte le proprie forze per raggiungere quello che vuole e soprattutto quello che è, senza mai staccere del tutto lo sguardo dal mondo che ci circona. In fondo è li che viviamo e che ci sono le persone che più amiamo!
    Penso però anche che il bello della vita sia che non si smette mai di imparare, di provare cose nuove, di rimettere tutto in discussione, insomma di vivere. Per questo arriva un momento in cui, dopo aver dato tutto e fatto il possibile al meglio delle nostre possibilità, si deve mollare, si deve avere il coraggio di lasciar andare il passato per poter costruire il futuro. Forse è prorpio questo il bello.
    Magari crescere vuol dire proprio questo: avere sì dei punti fissi, delle certezze ma anche avere il coraggio di mettere tutto in discussione. Solo così infatti puoi cambiare e migliorare, puoi trovare un nuovo punto di equilibrio. Certo la vita cambierà di nuovo, ma noi che possiamo fare se non essere pronti a cambiare con lei?

    RispondiElimina